Verdi – The Green Party – Die Gruene – Les Vert – i Verdi

All’inizio della campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre c’è stato un momento in cui la lista Sinistra Italiana-Verdi è stata al centro delle cronache politiche. Era il periodo in cui si stava trattando per formare le coalizioni, e non era chiaro se i leader dei due partiti, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, avrebbero accettato di presentarsi in un’alleanza insieme al Partito Democratico. Passati quei giorni, in cui la lista fu attaccata duramente da Carlo Calenda, che sarebbe poi uscito dalla coalizione, le cronache sono passate a concentrarsi su altre questioni.
Il declino nei consensi dei partiti di sinistra è stato spesso analizzato e studiato, e ha tra le altre alcune spiegazioni evidenti, a partire dalla presenza ingombrante di un grande partito di centrosinistra come il PD. Inquadrare le ragioni delle storiche difficoltà dei Verdi italiani a diventare un partito più grande e importante non è altrettanto immediato: oggi le istanze ambientaliste sono diventate molto più presenti nel dibattito pubblico rispetto al passato, quindi ci si aspetterebbe che siano aumentate contestualmente anche rilevanze e consensi di un partito che fa dell’ecologismo il suo valore principale.
Eppure i Verdi italiani non sono mai riusciti a sfruttare l’aumentata sensibilità dell’opinione pubblica sui temi ambientali. Nel 2008 non riuscirono a eleggere nessun parlamentare alle elezioni nazionali e da allora non si sono più ripresi, rimanendo ai margini del panorama politico.
Non si tratta di un fenomeno solamente italiano, ma riguarda tutti i grandi paesi mediterranei: già questo fa intuire che ci siano dietro delle ragioni culturali che si sommano ai contesti politici dei singoli paesi. Nel gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo ci sono 72 deputate e deputati, la maggior parte dei quali sono francesi e tedeschi. Un solo deputato è portoghese, quattro spagnoli e non c’è nessun deputato greco. I deputati italiani sono quattro, ma nessuno di loro era stato eletto con i Verdi, vengono tutti dal Movimento 5 Stelle.
In passato, almeno in Italia, i Verdi avevano attraversato momenti anche più fortunati, specialmente tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, cavalcando l’ondata di rigetto nei confronti dell’energia nucleare seguita all’incidente di Chernobyl del 1986. I movimenti ambientalisti europei erano nati più o meno tutti in quel periodo, originandosi dalle prime teorie ambientaliste degli anni Settanta. Nel 1992 i Verdi italiani ottennero il loro massimo storico di seggi alla Camera (16) con oltre un milione di voti.
Tra il 1995 e i primi anni Duemila riuscirono a entrare in alcuni governi di centrosinistra, esprimendo ministri e sottosegretari. Tuttavia da quel periodo in poi il loro consenso andò diminuendo, rendendo i Verdi sempre più marginali. Non riuscì a invertire la tendenza neanche Alfonso Pecoraro Scanio, presidente del partito fino al 2008 e ministro dell’Ambiente nel secondo governo Prodi, di centrosinistra.
Tutto questo avveniva mentre parallelamente, in Germania, i Verdi tedeschi (Grüne) prendevano stabilmente percentuali vicine al 10 per cento, entrando per due volte nella coalizione di governo con i Socialdemocratici tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila.
È successo di nuovo dopo le ultime elezioni del 2021: nell’attuale governo guidato dal Socialdemocratico Olaf Scholz, i Verdi esprimono cinque ministri di cui due tra i più importanti, Economia ed Esteri.
Le ultime elezioni italiane, invece, per i Verdi furono un disastro. Era il 2018, si presentarono in una lista insieme ad altre due piccole formazioni, il Partito Socialista e Area Civica, che complessivamente prese a malapena lo 0,6 per cento non superando la soglia di sbarramento del 3 per cento. Andò meglio alle elezioni locali dello stesso anno nelle province autonome in Trentino-Alto Adige, regione di origine di Alexander Langer, tra i fondatori dei Verdi italiani, a lungo europarlamentare e leader del movimento ambientalista europeo.
Langer fu anche giornalista e attivista, morì suicida nel 1995 e ancora oggi viene ricordato tra le altre cose per aver tentato di superare le differenze e i conflitti culturali, in particolare quello tra italiani e tedeschi nei territori di confine: lui era cresciuto in Alto Adige da padre austriaco e madre altoatesina, ed era perfettamente bilingue.
Secondo Eleonora Evi, parlamentare europea eletta con il Movimento 5 Stelle e passata ai Verdi nel 2020, lo scarso successo dei Verdi italiani si spiega in parte proprio per certi tratti culturali dei paesi mediterranei. Senza voler generalizzare, Evi ritiene per esempio che la storia recente del paese, fatta di abusi edilizi e cementificazione di vaste aree costiere, dimostri la tendenza italiana a non considerare l’ambiente come un patrimonio da preservare.
Le cose stanno cambiando, ma «purtroppo in Italia siamo abituati ad avere a che fare con sversamenti di rifiuti illeciti o costruzioni abusive» dice Evi. «In altri paesi invece questi fenomeni sono meno assidui».
Un altro aspetto che potrebbe aver avuto un ruolo sono le condizioni sociali. Nei paesi nordeuropei c’è meno povertà e disoccupazione rispetto ai paesi mediterranei, dove secondo Evi alcune fasce sociali pensano che interessarsi ai temi ambientali sia «un lusso» e che ci siano «ben altri problemi» a cui pensare, come appunto il lavoro o le difficoltà economiche.
È un punto di vista condiviso anche da Narciso Michavila, presidente dell’istituto di rilevazione statistica spagnolo GAD3. Sentito dal quotidiano online El Diario, Michavila ha detto che «il “voto verde” di solito proviene da persone che hanno già soddisfatto i loro bisogni vitali primari, e ora possono fare un passo avanti […]. Ti preoccupi di una dieta più equilibrata quando hai più tempo libero o più soldi e meno oneri familiari».
Sempre parlando col Diario, il deputato dei Verdi spagnoli Juan López de Uralde aggiunge un altro elemento che penalizzerebbe i partiti ecologisti mediterranei: la cultura politica dominante. «Storicamente le formazioni politiche nuove hanno sempre avuto difficoltà in Spagna, a meno che non fossero sostenute da grossi finanziamenti, e noi non lo eravamo». Inoltre, secondo López de Uralde, «il contesto in cui devono muoversi gli ecologisti di Grecia, Italia e Spagna è molto diverso» da quello dei paesi del nord, dove alcuni punti cardine dell’ambientalismo sono entrati nella cultura condivisa. Nei paesi mediterranei invece c’è più polarizzazione e alcuni partiti, specialmente quelli di destra, tendenzialmente negano le evidenze del cambiamento climatico, o comunque evitano di prenderle in considerazione.
Il caso tedesco si differenzia da quello italiano anche per quanto riguarda la leadership. Sotto la presidenza di Annalena Baerbock, iniziata nel 2018, i Verdi tedeschi hanno ottenuto i risultati migliori della loro storia, avvicinandosi al 15% ed entrando nel governo – Baerbock è ministra degli Esteri – grazie a un approccio pragmatico e a una comunicazione carismatica. In Italia, i Verdi non hanno mai avuto rappresentanti così capaci di costruire entusiasmo e allargare i consensi.
Anche tra chi si riconosce nell’ambientalismo, poi, alcune posizioni dei Verdi italiani negli anni hanno attirato critiche e accuse. In particolare, su certi argomenti hanno dimostrato un certo oltranzismo andando contro le evidenze scientifiche: è il caso della campagna contro gli OGM promossa da Pecoraro Scanio, che da ministro dell’Agricoltura li vietò in Italia e interruppe le sperimentazioni in questo campo nonostante l’opposizione della comunità scientifica (ancora oggi in Italia è vietato coltivarli). I Verdi tedeschi hanno invece posizioni ben più aperte sugli OGM, pur sostenendo la necessità di regolarli strettamente.
Un esempio più recente di queste posizioni controverse tenute dai Verdi è stata poi la comunicazione sulla questione della Xylella fastidiosa, il batterio che ha causato enormi danni alle coltivazioni di olivi in Puglia. Bonelli si accodò a chi contestava l’eradicazione degli olivi per arrestare l’espansione della malattia, andando contro le raccomandazioni dei ricercatori incaricati di studiare il problema (la necessità delle eradicazioni e il ritardo nella gestione del contenimento della Xylella furono successivamente confermate da un rapporto della Commissione europea). Ancora nel 2019, i Verdi parlarono di “truffa Xylella”.
In generale, ai Verdi italiani è stata spesso contestata una mancata evoluzione nelle proprie proposte politiche e un approccio all’ambientalismo sotto certi punti di vista superato, in quanto rimasto in molti casi legato a modelli e piattaforme ideologiche ormai abbandonate in altri paesi europei, dove più che sulla tutela dell’ambiente in senso stretto ci si concentra maggiormente sulla crisi climatica e sulla sua mitigazione. Un processo che in diversi paesi ha comportato la revisione di certe posizioni precedenti, che fossero legate alla tutela di uno specifico territorio – come nel caso delle infrastrutture per la transizione energetica, spesso sgradite a chi vive nei paraggi ma considerate sempre più necessarie e utili – o a diffidenze e timori non giustificati dalle evidenze scientifiche, come nel caso degli OGM.
Monica Frassoni, attualmente a capo del consiglio comunale di Ixelles, città belga nella regione di Bruxelles governata dai Verdi, ha una lunga esperienza politica in campo europeo: è stata europarlamentare dal 1999 al 2009 e presidente dei Verdi Europei dal 2009 al 2019, insieme al tedesco Reinhard Bütikofer.
Secondo Frassoni ci sono almeno tre elementi che aiutano a spiegare l’insuccesso dei Verdi in Italia. Uno è proprio l’atteggiamento di una parte della politica e dei media italiani, che etichetta le istanze ambientaliste come il “partito dei no” contribuendo a rallentare i processi di transizione ecologica. «Siamo al limite del negazionismo, non si crede che il problema ambientale sia serio davvero» dice Frassoni. «Negli altri paesi europei, anche quelli dove i Verdi non sono particolarmente forti, questa questione è ormai entrata nella testa delle persone. In Italia invece non si è sviluppata una vera coscienza».
Gli attacchi di Lega e Forza Italia contro l’attivista per il clima Greta Thunberg, per esempio, sono una cosa che secondo Frassoni non si vede in nessun altro paese, solo in Italia. «Ci si oppone all’ambientalismo in maniera irrazionale, quasi ideologica».
Un altro aspetto riguarda invece il sistema politico italiano nel suo insieme, che negli anni si è dimostrato instabile e ha cambiato regole più volte. Negli ultimi anni le soglie di sbarramento istituite anche a livello europeo (al 4 per cento) hanno penalizzato i partiti più piccoli, e i cambiamenti continui del sistema elettorale hanno richiesto una capacità di adattamento non alla portata dei Verdi, che soffrono tra le altre cose anche di mancanza di fondi.
Un fattore importante nella mancata espansione dei Verdi italiani negli ultimi dieci anni, poi, è molto probabilmente il successo del Movimento 5 Stelle, che ha raccolto assieme a molte altre le istanze ambientaliste. Secondo Frassoni, da una parte ha attirato su di sé il cosiddetto “voto verde”, dall’altra ha alimentato un sentimento di ostilità nei confronti di chi fa politica che ha colpito trasversalmente i vecchi partiti, Verdi compresi.
Frassoni fa l’esempio di Fridays for Future, il movimento ambientalista internazionale guidato da Thunberg. In Belgio la stragrande maggioranza dei militanti vota Verdi, mentre da noi no, ma non perché Fridays for Future non abbia avuto riscontro in Italia, anzi: nel 2018 e nel 2019 le proteste per il clima nelle città italiane furono molto partecipate, in certi casi più di altri paesi europei. Solamente che quella partecipazione poi non è confluita in nessun attivismo politico e non si è tradotta in nessun voto per i Verdi.
«Sta accadendo anche in questa campagna elettorale, le associazioni ambientaliste sono rimaste fuori perché hanno un rifiuto nei confronti della politica» dice Frassoni. «Invece di impegnarsi in politica, perché poi è lì che si cambiano le cose, preferiscono rimanere nella “società civile” e non intervenire, per una diffidenza che penalizza tutti ma in particolare i partiti politici che cercano di portare avanti le istanze ambientaliste». Frassoni comunque specifica che si tratta di una vecchia tendenza italiana, riscontrata anche prima dei Fridays for Future e del M5S.
Infine, aggiunge Frassoni, un terzo elemento riguarda l’organizzazione che i Verdi si sono dati, troppo chiusa intorno a «una serie di personalità» e poco inclusiva. Secondo Frassoni la dirigenza «non ha messo al centro il tema dell’unità di tutti gli ecologisti, che quindi sono tutti sparsi». Negli anni l’organizzazione è rimasta perlopiù la stessa, anche quando la Federazione dei Verdi (il nome ufficiale del partito fino al 2021) è diventata Europa Verde, e nel frattempo gli ecologisti fuori dal partito non sono riusciti a creare un’alternativa reale e credibile, almeno fin qui.
l Consiglio provinciale ha perso pluralità e si è spostato verso destra”, riassume così il risultato del voto in Alto Adige, la leader dei Verdi Brigitte Foppa che ha conquistato un raguardevole risultato personale con quasi 5.000 voti in più rispetto alla scorsa tornata elettorale.
    “Se il governatore prende sul serio quel che ha detto sulla sostenibilità e sulla svolta climatica, noi siamo i suoi primi interlocutori e noi ci siamo”, ha detto Foppa.
“La Giunta uscente è stata severamente punita.
Si vede che prostrarsi dinnanzi al partito di maggioranza non paga”, ha ironizzato la leader dei Verdi, in allusione ai partiti di coalizione della Giunta uscente.
    In merito alla inter-etnicità dei Verdi, Foppa ha sottolineato che “è per 120 voti che Zeno Oberkofler, candidato peraltro bilingue, ha sorpassato la candidata del gruppo etnico italiano dei Verdi, Sabine Giunta, pertanto, non si può dire che i Verdi non continuino ad essere interetnici. Dovremmo al nostro interno riequilibrare gli incarichi, ha detto, per rafforzare il discorso intertenico”.
WIKI – Verdi – Alto Adige
I Verdi del Sudtirolo sono nati dalla cosiddetta Nuova Sinistra, la sinistra nata alla fine degli anni 1970 e che fece proprie istanze sociali, ambientaliste, femministe, pacifiste, distinguendosi dalla tradizionale sinistra socialista e comunista. I Verdi affondano le loro radici, in particolare, nel movimento ambientalista altoatesino e nell’associazione studentesca altoatesina SH/ASUS.
Dopo aver partecipato con successo, a partire dal 1978, a diverse elezioni comunali e provinciali, solo a metà del 1996 vi è stata la fondazione formale e statutaria del partito con la denominazione “Verdi-Grüne-Vërc”.
Il movimento dapprima partecipò alle elezioni regionali del 1978 nella lista “Neue Linke/Nuova Sinistra”, eleggendo Alexander Langer nel Consiglio regionale e provinciale. Raddoppiò i seggi nel 1983 quando si presentò sotto l’insegna Lista Alternativa per l’altro Sudtirolo (Alternative Liste für das Andere Südtirol) e a Langer si affiancò il giornalista bolzanino Arnold Tribus. Nel 1987 il partito elesse per la prima volta un suo esponente alla Camera dei deputati: l’avvocato Gianni Lanzinger[14].
Sempre Langer e Tribus furono eletti nel 1988, quando la lista si presentò per sotto la denominazione Lista Verde Alternativa (Grün-Alternative Liste – GAL). A Langer, eletto nel Parlamento europeo l’anno successivo, subentrò poi Alessandra Zendron. Zendron e la meranese Cristina Kury – elette nel 1993, quando la lista si presentò per la prima volta con la denominazione attuale “Verdi-Grüne-Vërc”, e confermate nel 1998 – rappresentarono i Verdi fino al 2003.
Alle elezioni provinciali del 2003 i Verdi del Sudtirolo hanno ricevuto il 7,9% delle preferenze, potendo così contare per la prima volta su tre consiglieri nei consigli provinciale e regionale: il giornalista Riccardo Dello Sbarba, lo storico brissinese Hans Heiss e Cristina Kury.[15] Nelle elezioni europee del 2004, i Verdi del Sudtirolo hanno ottenuto il 13,1% dei voti, una tra le percentuali più alte a livello europeo.[16]
Il 20 marzo 2008 sono stati rifondati i “Giovani verdi”, la sezione del partito dedicata ai giovani.
Per le elezioni provinciali del 2008 il partito su iniziativa del portavoce Franco Bernard è entrato in una alleanza elettorale con le Bürger Liste Civiche della provincia. L’alleanza ha ottenuto il 5,8% dei voti e vengono eletti due candidati dei verdi come consiglieri provinciale.
In vista delle elezioni politiche 2013, il partito decide di non appoggiare la lista Rivoluzione civile di Antonio Ingroia, contrariamente a quanto deciso dalla Federazione dei Verdi, giudicando il programma dell’ex magistrato non aderente alle ideologie del movimento, oltre che poco riconoscibile per gli elettori di lingua tedesca[17], optando invece per presentare i propri candidati nelle liste di Sinistra Ecologia Libertà, il partito di Nichi Vendola. Per la Camera dei deputati il partito ha presentato i candidati Florian Kronbichler, Michil Costa e Cristina Kury, mentre per il Senato della Repubblica è stato accordato sostegno ai candidati di Partito Democratico e Südtiroler Volkspartei. Alla Camera dei deputati è infine risultato eletto Florian Kronbichler (primo parlamentare altoatesino di lingua tedesca non aderente alla Südtiroler Volkspartei o ad un partito ad essa antesignano).
Nelle elezioni provinciali del 2013 i Verdi, sempre alleati con Sinistra Ecologia Libertà (che esprime alcuni candidati della lista e la cui sigla SEL viene inserita nel simbolo del partito[18]), conquistano il loro miglior risultato elettorale di sempre, con l’8,7% dei consensi (che fa di loro il terzo partito altoatesino) e tre consiglieri.
Alle elezioni europee 2014 il partito presenta la propria candidata, l’ex giornalista Rai Oktavia Brugger, nelle liste del nord-est italiano de L’Altra Europa con Tsipras, ad imitazione del partito di riferimento Sinistra Ecologia Libertà e ancora una volta distaccandosi dalla Federazione dei Verdi. La Brugger, con le sue 21.446 preferenze (di cui 15.787 in Alto Adige, ove la “lista Tsipras” tocca il 9,91%), risulta la candidata più votata della lista nella circoscrizione del nord-est, ma non riesce ad ottenere il seggio[19][20].
Il 24 maggio 2015 i Verdi riescono per la prima volta nella storia a portare un loro esponente alla guida di un comune altoatesino, con l’elezione di Paul Rösch (sostenuto anche da una lista civica) a sindaco di Merano[21].
Lo strappo con la Federazione dei Verdi non si ricuce neppure in occasione delle elezioni politiche 2018, ove i Verdi altoatesini si affiliano al cartello Liberi e Uguali, a sostegno della leadership di Pietro Grasso, mentre il sole che ride (federato con il PSI e Area Civica nella lista Insieme) si coalizza col Partito Democratico. I Verdi altoatesini non riescono a ottenere seggi.
Il partito infine torna con i Verdi “nazionali” in vista delle elezioni europee del 2019, presentando i propri candidati Norbert Lantschner e Judith Kienzl all’interno della lista Europa Verde – European Green Party.
Caratteristica peculiare è la loro natura “etnicamente trasversale”: diversamente da altri partiti attivi in Alto Adige, i Verdi si rivolgono a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione; fra i punti programmatici vi è l’estensione del plurilinguismo e il superamento della rigida divisione della società altoatesina in gruppi linguistici[3].
Al vertice del partito vi è il portavoce provinciale, carica elettiva con mandato annuale. Dal dicembre 2019 i portavoce del movimento sono Marlene Pernstich (consigliera comunale del comune di Caldaro) e Felix von Wohlgemuth (consigliere comunale del comune di Appiano).
La linea del partito viene decisa dal Coordinamento Provinciale, il “parlamentino” interno al movimento, composto dai portavoce, dagli esponenti del partito che siedono in Parlamento, nel Consiglio Provinciale e nelle Giunte comunali, dai rappresentanti dei vari comprensori provinciali e dai delegati delle Donne Verdi (in tedesco Grüne Frauen, la sezione femminile del partito) e i Giovani Verdi (o Young Greens Southtyrol).
A cadenza biennale il partito tiene il suo congresso, denominato Assemblea Provinciale, nel corso della quale vengono eletti altri rappresentanti per il Coordinamento Provinciale.
Vi è inoltre il gruppo di lavoro VerdECOnomia (deputato a sostenere le aziende che si impegnano a rispettare i valori eco-sociali nel loro operato) e l’Ufficio Verde (sportello di contatto tra il partito e la popolazione).
Rappresentanza
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Al 2023 i Verdi del Sudtirolo sono rappresentati da tre consiglieri nel consiglio provinciale altoatesino.
Portavoce del partito
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• 1996-1998: Carlo Bertorelle
• 1998-2006: Leander Moroder
• 2006-2009: Franco Bernard
• 2009-2013: Brigitte Foppa e Sepp Kusstatscher
• 2014-2016: Brigitte Foppa e Giorgio Zanvettor
• 2016-2017: Brigitte Foppa e Hans Heiss
• 2017-2019: Brigitte Foppa e Tobias Planer
• 2019-2024: Marlene Pernstich e Felix Wohlgemuth
• dal 2024: Luca Bertolini e Elide Mussner[22]
Esponenti illustri
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Tra gli esponenti più conosciuti del movimento si annoverano Alexander Langer (parlamentare europeo tra il 1989 e il 1995) e l’alpinista Reinhold Messner (parlamentare europeo nel periodo 1999-2004). Il movimento ha inoltre espresso due esponenti alla Camera dei deputati, Gianni Lanzinger (1987-1992) e Florian Kronbichler (2013-2018).
PARTITI POLITICI IN ALTO ADIGE
Questo elenco dei partiti politici in Trentino-Alto Adige comprende i diversi partiti politici attivi (ora o nel passato) nelle due provincie autonome da cui è formato il Trentino-Alto Adige: la Provincia autonoma di Trento e la Provincia autonoma di Bolzano, ognuna con un diverso insieme di partiti.
Le assemblee rappresentative provinciali sono il Consiglio della Provincia autonoma di Trento e il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano, che insieme formano il Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige.
Di norma nessun partito ha la possibilità di governare da solo e i partiti sono quindi obbligati a coalizzarsi tra di loro. Se in Trentino questo è dovuto alla dimensione del consenso elettorale, in Alto Adige i motivi sono etnici: la Südtiroler Volkspartei, storicamente sempre sopra il 40% dei voti provinciali, ha sempre solo avuto bisogno del sostegno di almeno un partito italiano per avere esponenti di lingua italiana nella giunta. A seguito delle elezioni provinciali dell’autunno 2023, per la prima volta la SVP è scesa sotto la soglia del 40%[1], obbligando il partito a trovare, oltre ad un partner di lingua italiana, anche uno di lingua tedesca.
Nella Provincia autonoma di Trento, oltre ad alcuni dei maggiori partiti politici nazionali, sono attivi diversi partiti o liste a vocazione locale.
Partiti rappresentati nel Consiglio provinciale
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• Partito Democratico del Trentino (PD, 7 seggi)
• Lega Trentino per Fugatti Presidente (5 seggi)
• Noi Trentino per Fugatti Presidente (4 Seggi)
• Fratelli d’Italia (FdI, 4 Seggi)
• Campobase (4 Seggi)
• Partito Autonomista Trentino Tirolese (PATT, 3 seggi)
• La Civica (2 seggi)
• Fassa (1 seggio)
• Movimento Casa Autonomia.eu (1 seggio)
• Onda (1 seggio)
• Alleanza Verdi e Sinistra (1 Seggio)
Altri partiti provinciali attivi
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• Neva Union Autonomista Ladina
• Centro Popolare
• Leali al Trentino
Partiti provinciali del passato
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• Partito Popolare Trentino Tirolese (PPTT, 1948–1982)
• Autonomia Integrale (AI, 1982–1988)
• Unione Autonomista Trentino Tirolese (UATT, 1983–1988)
• Autonomia Integrale – Federazione Autonomista Regionale (AI-FAR, 1996–2000)
• Trentino Domani (1998)
• Civica Margherita (1998–2008)
• Autonomisti Trentini – Genziane (2000–2007)
• Trentino Autonomista (TA, 2002–2008)
• Progetto Trentino (PT, 2013-2023)
• Unione per il Trentino (UpT 1998-2023)
Nella Provincia autonoma di Bolzano, oltre ad alcuni dei maggiori partiti politici nazionali, sono attivi diversi partiti o liste a vocazione locale.
Di questi soltanto la Südtiroler Volkspartei è riuscita ad ottenere rappresentanza nel Parlamento italiano presentandosi con il proprio simbolo.
Partiti locali
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La tabella di seguito elenca i partiti di livello non nazionale che hanno ottenuto rappresentanza nel Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano.
Partito Nascita Leader Seggi[2]
Descrizione Status
Demokratische Partei Südtirol
1997
Roland Girardi
1 (1998)[3]
Partito di ispirazione ambientalista, liberale e socialdemocratica nato come erede del Sozialdemokratische Partei Südtirols
SCIOLTO
(2008)
Die Freiheitlichen
1992
Christian Waldner;
Pius Leitner
2 (1993)
1 (1998)
2 (2003)
5 (2008)
6 (2013)
2 (2018)
Partito indipendentista e populista di destra[4] nato dalla scissione di alcuni militanti della SVP favorevoli alla riunificazione immediata dell’Alto Adige al Tirolo
ATTIVO
Freiheitliche Partei Südtirols[5]
1988
Gerold Meraner
1 (1988)
Il partito nacque nel 1988 come continuazione della Partei der Unabhängigen per volere di Gerold Meraner. Nel 1989 si unì, con “Südtiroler Heimatbund” ed alcuni politici conservatori usciti dalla SVP nell’Union für Südtirol[6].
SCIOLTO
(2008)[7]
L’Alto Adige nel Cuore[8]
2013
Alessandro Urzì
1 (2013)
1 (2018) Giudicate incoerenti le scelte fatte da Futuro e Libertà per l’Italia (FLI) alla vigilia delle elezioni politiche del 2013 e a seguito della mancata disponibilità di tutte le forze del centrodestra dell’Alto Adige a convergere su una candidatura unitaria, Alessandro Urzì ha dato vita al progetto territoriale de L’Alto Adige nel cuore.[9]
ATTIVO
Ladins
? Carlo Willeit
1 (1998)[10]
Movimento politico per la tutela della minoranza ladina. Nel 2008 ha cambiato il nome in Ladins Dolomites ATTIVO
Partei der Unabhängigen
1972
Gerold Meraner
1 (1978)
1 (1983)
Partito di ispirazione liberal-conservatrice, nato dopo le elezioni politiche del 1972 da alcuni sostenitori indipendenti del candidato Hans Dietl. Nel 1988 venne trasformato in Freiheitliche Partei Südtirols
SCIOLTO
(2008)[11]
Sozialdemokratische Partei Südtirols[12]
1973
Hans Dietl
2 (1973)
1 (1978)
Partito di ispirazione socialdemocratica nato da una scissione della SVP in quanto contrario all’accordo tra governo provinciale e nazionale conosciuto come Pacchetto SCIOLTO
(1981)
Soziale Fortschrittspartei Südtirols[13]
1966
Egmont Jenny
1 (1973)
Partito di ispirazione socialdemocratica nato attraverso la scissione dalla SVP della corrente Arbeitskreis für sozialen Fortschritt, che aveva il supporto del Partito Socialdemocratico d’Austria. Prima di sciogliersi tentò senza successo di fondersi con il Sozialdemokratische Partei Südtirols
SCIOLTO
(1978)
Südtiroler Heimatbund[14]
1974
Eva Klotz
1 (1983)[15]
1 (1988)
Il Südtiroler Heimatbund è nato come unione dei “prigionieri politici” sudtirolesi, che negli anni cinquanta e sessanta hanno portato il cosiddetto “problema Sudtirolo” davanti all’ONU.[16] Nel 1989 il partito si unì con “Freiheitliche Partei Südtirolsn” ed alcuni politici conservatori usciti dalla SVP nell’Union für Südtirol[6].
SCIOLTO
(2008)[7]
Süd-Tiroler Freiheit[17]
2007
Eva Klotz
2 (2008)
3 (2013)
2 (2018)
Partito secessionista nato da una scissione dell’Union für Südtirol. Vuole la ri-annessione dell’odierna provincia autonoma di Bolzano al Tirolo attraverso un referendum.
ATTIVO
Team Köllensperger
2018
Paul Köllensperger 6 (2018)
Partito fondato dall’ex rappresentante del Movimento 5 Stelle Paul Köllensperger
ATTIVO
Tiroler Heimatpartei[18]
1963
Josef Raffeiner
1 (1964)
Partito di ispirazione liberal-conservatrice nato da una scissione della SVP
SCIOLTO
(1968)
Union für Südtirol
1989
Alfons Benedikter;
Andreas Pöder
2 (1993)
2 (1998)
2 (2003)
1 (2008)
1 (2013)[19]
Partito indipendentista di destra nato dall’iniziativa del consigliere provinciale Alfons Benedikter, uscito dalla SVP e dalla fusione tra Freiheitliche Partei Südtirols e Südtiroler Heimatbund. Nel 2007 subisce la scissione del Süd-Tiroler Freiheit. Dal 2012 cambia nome in Bürger Union für Südtirol[20].
ATTIVO
Unione Democratica Altoatesina
1993
Luigi Cigolla
1 (1993)
1 (1998)
1 (2003)
Partito di ispirazione cristiano-democratica, era il corrispondente altoatesino dell’Unione Popolare Democratica presente in Trentino.
SCIOLTO
(2008)[21]
Unitalia[22]
1996
Donato Seppi
1 (1998)
1 (2003)
1 (2008)
Partito nazionalista e anti-indipendentista nato da una scissione locale di Alleanza Nazionale e schierato a difesa della minoranza italofona. Nel 2008 si è legato a La Destra di Francesco Storace e successivamente al Movimento per l’Italia di Daniela Santanchè
SCIOLTO
(2013)
Verdi del Sudtirolo/Alto Adige[23]
1978
Alexander Langer
1 (1978)[24]
2 (1983)[25]
2 (1988)[26]
2 (1993)
2 (1998)
3 (2003)
2 (2008)
3 (2013)
3 (2018)
Nato come movimento della New Left ambientalista alla fine degli anni settanta nel tempo è riuscito ad eleggere rappresentanti a livello regionale e, all’interno della Federazione delle Liste Verdi, nel Parlamento europeo. Alle elezioni politiche del 2013 separa il proprio percorso da quello della Federazione dei Verdi ed elegge un proprio rappresentante all’interno delle liste di Sinistra Ecologia Libertà
ATTIVO
Note
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1. ^ Elezioni provinciali 2023, su elezioniprovinciali.provincia.bz.it. URL consultato il 15 dicembre 2023.
2. ^ Risultati elettorali nelle elezioni per il Consiglio provinciale
3. ^ In una lista unitaria con il movimento politico Ladins
4. ^ (EN) Parties and elections – South Tyrol, su parties-and-elections.eu. URL consultato il 27 giugno 2012 (archiviato dall’url originale il 30 dicembre 2020).
5. ^ In italiano “Partito Liberale del Sudtirolo”
6. ^ Salta a:a b I partiti politici in Alto Adige dal 1945 al 2005 Archiviato il 24 maggio 2011 in Internet Archive. di Günther Pallaver
7. ^ Salta a:a b Confluito nell’Union für Südtirol
8. ^ L’Alto Adige nel cuore, su www.consiglio-bz.org, 7 ottobre 2016. URL consultato il 20 ottobre 2016.
9. ^ Urzì, Alessandro (L’Alto Adige nel cuore), su www.consiglio-bz.org, 7 ottobre 2016. URL consultato il 20 ottobre 2016.
10. ^ In una lista unitaria con il Demokratische Partei Südtirol
11. ^ Diventato Freiheitliche Partei Südtirols
12. ^ In italiano “Partito Socialdemocratico dell’Alto Adige”
13. ^ In italiano “Partito Social-Progressista del Sudtirolo”
14. ^ In italiano “Federazione della Patria Sudtirolese”)
15. ^ Come “Wahlverband des Heimatbundes”
16. ^ Il Trentino-Alto Adige attraverso i secoli dalle origini all’autonomia Archiviato il 23 giugno 2013 in Internet Archive. Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol.
17. ^ In italiano “Libertà Sud-Tirolese”. Il nome completo è Süd-Tiroler Freiheit – Freies Bündnis für Tirol, ossia Libera alleanza per il Tirolo
18. ^ In italiano “Partito della Patria Tirolese”
19. ^ In una lista unitaria con i Ladins Dolomites e la lista civica Wir Südtiroler
20. ^ In italiano Unione dei cittadini per il Sudtirolo
21. ^ Confluito nella sezione provinciale dell’Italia dei ValoriDi lista in lista. I navigatori della politica
22. ^ Nome completo “Unitalia – Movimento per l’Alto Adige”
23. ^ Noti come “Verdi-Grüne-Vërc”, contrazione del nome italiano, tedesco (“Die Grünen Südtirols”) e ladino (Vërc de Südtirol).
24. ^ Come “Neue Linke/Nuova Sinistra” ottengono 1 seggio nella Provincia di Bolzano e 1 in quella di Trento
25. ^ Come “Lista alternativa per l’altro Sudtirolo”
26. ^ Come “Lista Verde Alternativa”
Voci correlate
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• Partiti politici italiani
• Consiglio della Provincia autonoma di Trento
• Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
Ballottaggio
CANDIDATO PERC./VOTI PARTITI VOTI PERC. SEGGI TOT
DAL MEDICO DARIO
ELETTO 50,30%
7.075 VOTI Alleanza Per Merano Dal Medico Sindaco 2.758 19,30% 7
La Civica Per Merano Dal Medico Sindaco 1.654 11,60% 5
Think Lady Merano 104 0,70% 0
12
RÖSCH PAUL 49,70%
6.979 VOTI Verdi – Grüne – Vërc 3.668 25,70% 10
Pd Partito Democratico Merano Meran 695 4,90% 2
Ökosoziale Linke Sinistra Ecosociale 185 1,30% 1
Movimento 5 Stelle 134 0,90% 0
13
Primo turno
CANDIDATO PERC./VOTI PARTITI VOTI PERC. SEGGI TOT
RÖSCH PAUL 33,30%
5.212 VOTI Verdi – Grüne – Vërc 3.668 25,70% 0
Pd Partito Democratico Merano Meran 695 4,90% 0
Ökosoziale Linke Sinistra Ecosociale 185 1,30% 0
Movimento 5 Stelle 134 0,90% 0
DAL MEDICO DARIO 32,70%
5.125 VOTI Alleanza Per Merano Dal Medico Sindaco 2.758 19,30% 0
La Civica Per Merano Dal Medico Sindaco 1.654 11,60% 0
Think Lady Merano 104 0,70% 0
ZELLER KATHARINA JOHANNA 18,30%
2.868
VOTI Südtiroler Volkspartei 2.768 19,40% 0
URZÌ ALESSANDRO 3,90%
604 VOTI Giorgia Meloni Fratelli D’italia 555 3,90% 0
MAESTRI ALESSANDRO MAURO 3,70%
577 VOTI Lega Salvini Premier 554 3,90% 0
ZUBER SUSANNE 3,00%
466 VOTI Enzian 441 3,10% 0
ELLMENREICH JOACHIM (JOGI) 2,60%
414 VOTI Team K 385 2,70% 0
WALDNER OTTO 1,30%
199 VOTI Die Freiheitlichen 192 1,30% 0
CAMPIDELL REINHILD 1,30%207 VOTI Südtiroler Freiheit Freies Bündnis Für Tirol 193 1,40% 0
MERANO. Varata la nuova giunta per la legislatura 2021-2025 del Comune di Merano che ha ricevuto l’ok anche del consiglio comunale. Come previsto negli ultimi giorni, dell’esecutivo comunale fanno parte, oltre al sindaco Dario Dal Medico (in quota La Civica per Merano, era candidato anche per Alleanza), la vicesindaca Katharina Johanna Zeller (Svp), Emanuela Albieri (La Civica per Merano), Stefan Frötscher (Svp), Nerio Zaccaria (Alleanza per Merano) e Claudia Benedetti (chiamata dall’esterno, nell’alveo delle Civiche e in particolare di Alleanza).
Le competenze sono state così suddivise:
Dario Dal Medico – Ufficiale di governo, management strategico, media e relazioni con il pubblico, polizia locale, vigili del fuoco e protezione civile, problema falda di Sinigo, relazioni con le società partecipate, edilizia privata, immigrazione, integrazione e convivenza, turismo e ristorazione, marketing cittadino, controlling e urbanistica.
Katharina Zeller – Cultura in lingua tedesca, programmazione economica, industria, artigianato e servizi, parchi pubblici, pari opportunità, manutenzione immobili, Giardineria comunale, traffico e mobilità, tutela della natura e del paesaggio, ambiente ed ecologia, risorse energetiche, diritto di codecisione in materia urbanistica.
Emanuela Albieri – Cultura in lingua italiana, gestione e amministrazione dei beni culturali (biblioteca, museo e monumenti, archivio storico) scuole per l’infanzia e scuole in lingua italiana e tedesca, relazioni con i quartieri, giovani, parchi gioco.
Stefan Frötscher – Edilizia abitativa, servizi sociali, disabili, famiglia, anziani, igiene e salute, lavori pubblici, strade e infrastrutture, cantiere comunale, ufficio del/della cittadino/a, diritto di codecisione in materia di scuole per l’infanzia e scuole in lingua tedesca e biblioteca.
Claudia Benedetti – Avvocatura comunale, attività normativa, regolamenti comunali, Ufficio legale e contratti, Ufficio licenze, manifestazioni pubbliche, management delle aree pubbliche, mercati e mercato del lavoro.
Nerio Zaccaria – Finanze e bilancio, economato, tributi e tariffe, acquisti e provveditorato, patrimonio comunale, personale, sport, informatica, innovazione (start ups), semplificazione amministrativa.
ELEZIONI COMUNALI 2021 – RISULTATI COMUNE DI MERANO/MERAN (TRENTINO-ALTO ADIGE)
BALLOTTAGGIO
28 sezioni su 28
Ultimo aggiornamento: 25 ottobre 2021 ore 10:46
Dal Medico Dario vince le elezioni di Merano/Meran: ha ottenuto il sostegno di 7.075 concittadini, il 50,3% dei voti. Sconfitta per Rösch Paul, dietro con il 49,7% dei voti. Vince il Centrodestra. Alle urne si è recato il 46,3% degli elettori.
Rispetto all’ultimo ballottaggio, è aumentato di 59 voti lo scarto di voti tra i primi due candidati.
Lo scarto di voti fra il primo e il secondo candidato risulta pressoché invariato rispetto all’ultimo ballottaggio.
Questo testo è generato in tempo reale sulla base dei risultati. Se notate errori o incongruenze e volete segnalarcele, scrivete a elezioni@gedidigital.it. Grazie in anticipo.
CANDIDATI E LISTE
VOTI
%
SEGGI
Dal Medico Dario Centrodestra 7.075
50,3%
12
Rösch Paul Centrosinistra 6.979
49,7%
13
PRIMO TURNO
28 sezioni su 28
Ultimo aggiornamento: 11 ottobre 2021 ore 07:15
I cittadini di Merano/Meran torneranno alle urne per il ballottaggio: né Rösch Paul né Dal Medico Dario – i più votati – hanno ottenuto il 50% più uno dei voti necessari per essere eletti sindaco del comune di Merano/Meran. I due hanno ottenuto rispettivamente il 33,3% e il 32,7% dei voti e si contenderanno quelli restanti. Al secondo turno quindi Rösch Paul (33,3%) e Dal Medico Dario (32,7%) dovranno cercare di attirare gli elettori di Zeller Katharina Johanna (Svp) e degli altri candidati esclusi dal ballottaggio per raggiungere il 50% dei voti. Ancora in corsa quindi Dal Medico Dario, che in questo primo turno si è fermato al 32,7% dei voti ma punta a convincere gli indecisi o parte degli elettori che hanno scelto altri candidati (come chi ha votato Südtiroler Volkspartei (Svp)) per raggiungere il 50% e superare Rösch Paul. Alle urne si è recato il 51,9% degli elettori.
In questa tornata si sono presentati 7 candidati in più rispetto alla media della regione Trentino-Alto Adige degli ultimi cinque anni
Rispetto al primo turno delle scorse elezioni, si è ridotto di 836 voti lo scarto di voti tra i primi due candidati.
Questo testo è generato in tempo reale sulla base dei risultati. Se notate errori o incongruenze e volete segnalarcele, scrivete a elezioni@gedidigital.it. Grazie in anticipo.
CANDIDATI E LISTE    VOTI   %    SEGGI
Rösch Paul Centro sinistra                               5.212        33,3%     13
Verdi . Grüne . Vërc . Die Liste . la Lista Paul Rösch 3.668 25,7% 10
Partito Democratico 695 4,9% 2
Ökosoziale Linke Sinistra Ecosociale 185 1,3% 1
Movimento 5 Stelle 134 0,9% 0
Dal Medico DarioCentrodestra                         5.125       32,7%      12
Alleanza per Merano Dal Medico Sindaco 2.758 19,3% 7
La Civica per Merano Dal Medico Sindaco 1.654 11,6% 5
Think Lady Merano 104 0,7% 0
Zeller Katharina Johanna Svp                       2.868     18,3%     7
Südtiroler Volkspartei (Svp) 2.768 19,4% 7
Urzì Alessandro Destra                                        604     3,8%       1
Fratelli d’Italia 555 3,9% 1
Maestri Alessandro Mauro Destra                  577     3,7%       1
Lega Salvini Premier 554 3,9% 1
Zuber Susanne    Candidato civico                     466       3,0%    1
Enzian 441 3,1% 1
Ellmenreich Joachim Jogi  Candidato civico   414     2,6%    1
Team K 385 2,7% 1
Campidell Reinhild     Candidato civico               207  1,3%     0
Südtiroler Freiheit Freies Bündnis Für Tirol 193 1,4% 0
Waldner Otto   Destra                                             199 1,3%   0
Die Freiheitlichen 192 1,3% 0
  • Dr. Raja SHAHED

    Doctorate Degree in Defense and Security Science (PhD)

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