
L’ex capo dell’esercito ucraino critica gli Stati Uniti per l’erosione della stabilità globale
Valeriy Zaluzhnyi, ex capo dell’esercito ucraino e attuale ambasciatore nel Regno Unito, ha preso una posizione ferma contro gli Stati Uniti, sostenendo che le loro azioni stanno attivamente distruggendo l’ordine mondiale esistente (via Reuters).
Parlando alla Chatham House di Londra, Zaluzhnyi, che ha guidato la difesa dell’Ucraina durante i primi anni dell’invasione su vasta scala della Russia, ha criticato Washington per aver minato l’unità all’interno del mondo occidentale.
Ha sottolineato il congelamento degli aiuti militari e della condivisione dell’intelligence con Kiev da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha visto come una tattica per spingere i colloqui di pace con la Russia a spese dell’Ucraina.
Nonostante sia un alleato chiave nella lotta contro la Russia, Zaluzhnyi ha sostenuto che gli Stati Uniti hanno fatto mosse pericolose che potrebbero alterare l’equilibrio globale, insieme ad avversari come la Russia.
L’ex generale, che rimane molto popolare in Ucraina, ha avvertito che l’Ucraina non dovrebbe essere trattata come una merce di scambio e merita garanzie di sicurezza mentre continua la sua lotta per la sovranità.
Tutti i paesi che la Russia ha invaso
L’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, sperando che il conflitto finisse il prima possibile e che la Russia tornasse indietro, soprattutto considerando l’incapacità della Federazione Russa di catturare e tenere sotto controllo la regione del Donbas o la città di Charkiv. Purtroppo, la Russia non mostra alcun segno di fare passi indietro, e di recente, il 12 maggio, il paese ha minacciato un altro stato vicino, la Finlandia, che ha annunciato i suoi piani per entrare a far parte della NATO. La Russia ha avvertito che sarebbe stata costretta a prendere “misure di ritorsione” contro il paese del Nord Europa se avesse seguito il suo piano di adesione.
Per molti, i tempi turbolenti e tumultuosi in cui viviamo oggi rendono facile dimenticare il passato. Sfortunatamente, questi atti della Russia sono tutt’altro che nuovi. Per secoli, le molte forme della Russia, dall’Impero russo all’URSS, hanno scritto una lunga e sanguinosa storia di imperialismo, aggressione ed espansionismo.
Continua a leggere per un breve riassunto delle invasione russe.
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Consiglio europeo, accordo unanime sulla difesa comune. Sull’Ucraina resta il veto di Orban
Il vertice Ue concorda i 5 principi per la pace in Ucraina
Nella dichiarazione a 26 sull’Ucraina del vertice Ue, approvata senza l’ungherese Viktor Orban, vengono confermati i cinque “principi” su cui gli europei si riconoscono per arrivare alla pace giusta in Ucraina (così come previsto dalle bozze pre summit) alla luce “del nuovo slancio dei negoziati”.
Meloni: “Accolta la proposta dell’Italia di scorporo difesa da deficit”
“Hanno accolto una proposta dell’Italia di scorporare le spese difesa dal deficit-pil. Circa il debito ci sono dei rischi, stiamo pensando a strumenti di garanzie su investimenti privati sul modello di Invest Eu”.
Meloni: “Estendere l’articolo 5 della Nato all’Ucraina”
“Sulle truppe europee sono molto molto perplessa, non lo considero efficace. Escludo che possano essere inviati soldati italiani. Meglio pensare a soluzioni più durature. Estendere l’articolo 5 della Nato sarebbe una soluzione duratura”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Consiglio Europeo straordinario.
Riarmo non è parola adatta, messaggio non chiaro
“Riarmo non è la parola adatta: il tema difesa riguarda materie prime e tantissimi altri domini. Stiamo dando messaggi non chiari ai cittadini”, ha aggiunto la premier.
Il vertice Ue adotta le conclusioni sull’Ucraina a 26, resta il veto di Orban
Al Consiglio straordinario di Bruxelles, le conclusioni sull’Ucraina sono state adottate da 26 Stati membri. Resta pertanto il veto del premier ungherese, Viktor Orban, che non ha permesso l’adozione unanime delle conclusioni.
“Gli americani hanno smesso di sostenere l’Ucraina. Una parte significativa di europei prenderebbe il posto degli americani. Non c’è nessun accordo. Continua il dibattito”, aveva anticipato in un video su Facebook il primo ministro ungherese.
Trovato l’accordo sul rafforzamento della difesa in Europa
La portavoce del Consiglio europeo ha indicato che i 27 hanno trovato l’accordo per rafforzare la difesa europea sulla base del piano proposto dalla Commissione europea che prevede la massima flessibilità sulle spese dei paesi membri, la raccolta sul mercato di 150 miliardi con l’emissione di obbligazioni Ue per prestiti ai governi a tassi bassi e a scadenza lunga, la possibilità di utilizzare i fondi della coesione per investimenti per la difesa.
Fonti Ue: veto Ungheria su Kiev, ipotesi conclusioni separate
Da quanto si apprende a margine del Consiglio straordinario a Bruxelles, l’opposizione del premier ungherese Viktor Orban al capitolo Ucraina delle conclusioni è seria e non transattiva. Mentre il veto slovacco sembra caduto di fronte all’inserimento nel testo di garanzie sul transito del gas in Ucraina. I leader stanno ancora discutendo della parte sulla difesa europea, su cui invece sembra si vada verso un consenso a 27, con le relative conclusioni.
Zelensky: “Entro 5 anni Mosca avrà 300 brigate per combattere. Significa da 900mila a un milione e mezzo di uomini ”
“La Russia ha ora 220 brigate con esperienza di guerra e in cinque anni questo numero salirà a 300: dobbiamo rispondere a questa situazione prendendoci cura delle vite di oggi, di domani e del futuro”. È uno dei passaggi del discorso di Volodymyr Zelensky ai leader Ue. Stando alla misura standard, una brigata conta tra i 3.000 e i5.000 soldati. Quindi si va da un minimo di 900mila a un massimo di 1,5 milioni di uomini.
La Norvegia aumenta gli aiuti a Kiev di 4,2 miliardi di euro
La Norvegia aumenterà i suoi aiuti all’Ucraina di 50 miliardi di corone norvegesi (4,2 miliardi di euro) nel 2025, raggiungendo quota 85 miliardi di corone (7,2 miliardi di euro). Lo ha annunciato il primo ministro Jonas Gahr Store. “Il sostegno norvegese aiuterà l’Ucraina a opporsi alla Russia e (rafforzerà) il piano di pace su cui stanno lavorando i Paesi europei”, ha affermato. “La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina è in pieno svolgimento e la Russia si sta armando pesantemente“, ha aggiunto.
La decisione giunge mentre è in corso un vertice straordinario dei 27 leader dell’Ue per rafforzare la difesa europea. Il governo norvegese sottolinea che questo “unisce le forze con l’Europa per rafforzare il suo sostegno all’Ucraina”. “Stiamo affrontando la situazione di sicurezza più grave per la Norvegia dalla seconda guerra mondiale. Questo è un forte contributo norvegese alla pace e alla stabilità in Ucraina e in Europa”, ha affermato il premier. La decisione di aumentare notevolmente la spesa per il sostegno all’Ucraina è stata presa in accordo con i partiti rappresentati nel Parlamento norvegese, sottolinea il governo.
Fonti Ue: possibile intesa a 27 sulla difesa, difficile sull’Ucraina. Pesa la contrarietà di Viktor Orban
E’ “realistico” che i leader europei trovino un’intesa a 27 sulla difesa Ue, mentre lo è molto meno che sia raggiunta sull’Ucraina. E’ quanto si apprende da fonti Ue mentre è in corso il confronto nel corso del Consiglio europeo straordinario.
Attualmente il dibattito è sulla difesa europea, sulla base del piano “ReArm Europe” annunciato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Tra i temi su cui ancora si deve trovare un accordo, sottolineano le fonti, c’è quello della flessibilità del Patto di stabilità, con alcuni Paesi (presumibilmente Olanda e Austria) che vorrebbero porre dei “limiti” ed altri che invece premono per maggiori disponibilità. Ma sul tema “nessuno ha detto no” e un’intesa è “possibile”.
Molto più complesso, invece, trovare un accordo a 27 sulla parte di conclusioni dedicata all’Ucraina, a causa dell’opposizione del premier ungherese Viktor Orban, il cui “no” sembra essere “serio” e non negoziale. Invece, dovrebbe essere stata superata la contrarietà della Slovacchia di Robert Fico, che ha ottenuto il via libera ad alcune richieste, in particolare riguardo all’approvvigionamento di gas.
Zelensky vede Macron, l’11 marzo incontro militari a Parigi
“Ho tenuto un incontro separato con il presidente francese Emmanuel Macron a margine della riunione del Consiglio europeo tenutasi oggi a Bruxelles. Ho ringraziato Emmanuel per la sua posizione chiara e di principio nel sostenere l’Ucraina e per la necessità di misure nuove e più serie per proteggere l’intera Europa, i nostri popoli, le nostre istituzioni e il nostro stile di vita europeo. Abbiamo discusso della riunione che si sta preparando per l’11 marzo a livello di rappresentanti militari dei Paesi che sono pronti a compiere maggiori sforzi per garantire in modo affidabile la sicurezza nel quadro della fine di questa guerra”. Lo afferma sui social il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. “Abbiamo coordinato le posizioni e i prossimi passi. Abbiamo una visione comune assolutamente chiara: una pace reale e duratura è possibile grazie all’interazione tra l’Ucraina, tutta l’Europa e l’America. La guerra deve finire il prima possibile”.
Zelensky: “Incontro team ucraino e Usa la prossima settimana”
Zelensky, parlando al vertice Ue, ha detto che le squadre ucraina e americana “hanno ripreso a lavorare” e spera che la prossima settimana le due nazioni avranno un “incontro significativo”.
Mosca: l’invio di peacekeeper Ue in Ucraina significherebbe Nato coinvolta nella guerra
La Russia non resterà inerme di fronte all’eventuale presenza di truppe della Nato in Ucraina con il pretesto di mantenere la pace e non tollererà tali azioni da parte dell’Occidente. È quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, sottolineando che “considereremo la presenza di queste truppe sul territorio ucraino nello stesso modo in cui abbiamo considerato la potenziale presenza della Nato in Ucraina, perché non importa con quali bandiere sia coperta questa operazione: bandiere dell’Unione Europea, bandiere nazionali dei Paesi che forniscono i contingenti” ma “queste saranno comunque truppe della Nato, truppe dei Paesi della Nato”. Lo riporta l’agenzia di stampa russa Ria Novosti.
Tajani vede i commissari al Commercio e alla Difesa
Durante la missione a Bruxelles in occasione del Consiglio europeo dedicato all’Ucraina e alla difesa europea, il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani ha avuto una serie di colloqui con alcuni commissari curopei. In particolare, con il commissario con delega al Commercio, Maroš Šefčovič, il ministro ha sottolineato la priorità italiana a favore del dialogo con la nuova amministrazione statunitense per garantire il libero commercio a livello internazionale e per tutelare le imprese e le esportazioni europee. Lo rende noto la Farnesina in un comunicato.
Con il commissario per la Difesa e lo spazio Andrius Kubilius è stato affrontato il tema della sicurezza europea, a partire dal programma Rearm Europe presentato dalla presidente Von der Leyen, proseguendo nel sostegno anche alle altre politiche Ue per la competitività e la crescita.
Zelensky: “Con i vertici dell’Ue abbiamo discusso dell’aumento della pressione su Mosca”
“Durante un incontro a Bruxelles con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, abbiamo discusso sul rafforzamento delle capacità di difesa dell’Ucraina e di tutta l’Europa” scrive su X il presidente ucraino Zelensky. “Difesa aerea, armi e munizioni per l’Ucraina, consegne tempestive, rafforzamento dell’industria della difesa ucraina, negoziati di adesione all’Ue, necessità di aumentare la pressione delle sanzioni sulla Russia e lotta contro l’elusione delle sanzioni – tutto questo era tra i temi affrontati oggi” prosegue Zelensky. “Sono grato per la guida nel discutere il potenziamento delle capacità di difesa dell’Europa e il rafforzamento dell’Ucraina, nonché per tutto il sostegno sulla strada verso una pace giusta e duratura. È molto importante che gli ucraini non siano soli – lo sentiamo e lo sappiamo” conclude il capo di Stato di Kiev.
La premier danese: “Riarmarci è la priorità, poi dobbiamo discutere di tutto, anche della proposta ‘nucleare’ di Macron”
“Penso che ora dobbiamo discutere di tutto. Tutte le idee valide intorno al tavolo devono far parte della nostra discussione” ha dichiarato la premier danese, Mette Frederiksen, al suo arrivo al vertice europeo, rispondendo a una domanda sulla proposta di protezione nucleare avanzata dal presidente francese, Emmanuel Macron. “Per me la cosa più importante ora è, a essere sinceri, riarmare l’Europa. E non credo che abbiamo molto tempo. Riarmare l’Europa spendendo per la difesa e la deterrenza, questo è il messaggio più importante” ha aggiunto Frederiksen. Allo stesso tempo, ha concluso la premier danese, è importante “continuare a sostenere l’Ucraina, perchè vogliamo la pace in Europa. E non è possibile farlo senza una pace sostenibile”.
Nella bozza del Consiglio Ue compare il riferimento ad “altre misure, oltre allo stop al Patto di stabilità, per la difesa”
Il Consiglio europeo “invita la Commissione a esplorare ulteriori misure, tenendo conto delle opinioni del Consiglio, garantendo al contempo la sostenibilità del debito, per facilitare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale in tutti gli Stati membri”. Lo si legge nell’ultima bozza delle conclusioni del vertice Ue in corso. Il passaggio è stato aggiunto rispetto all’ultima versione del documento, nel paragrafo in cui il Consiglio accoglie “con favore l’intenzione della Commissione di raccomandare al Consiglio l’attivazione, in modo coordinato, della clausola di salvaguardia nazionale nell’ambito del Patto di stabilità e crescita come misura immediata”.
Macron vede Zelensky a margine del Consiglio Ue
Il presidente francese Emmanuel Macron ha incontrato oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a margine del Consiglio europeo per discutere del sostegno all’Ucraina e alla difesa europea, presso la sede dell’Ue a Bruxelles. Lo scrive Le Monde pubblicando la foto dell’incontro.
Scholz: “Condivisione nucleare proposta dalla Francia? Non rinunciare alla Nato”
“La proposta francese sulla condivisione nucleare? Siamo alleati nella Nato. Ci sono regole molto precise a riguardo. Ed è particolarmente importante considerare la condivisione nucleare che è organizzata in Germania. Credo che non si debba rinunciare a questo, ed è l’opinione condivisa da tutti i principali partiti in Germania” ha dichiarato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, all’arrivo al Consiglio europeo.
Tusk: “Considerare la proposta della Francia sulla condivisione nucleare”
“La proposta francese” di condivisione della deterrenza nucleare “non è nuova. Questo tema è emerso più volte nelle conversazioni con me: la possibilità di ampliare le capacità di deterrenza nucleare della Francia. E naturalmente, è qualcosa che vale la pena considerare” ha dichiarato il primo ministro polacco, Donald Tusk, all’arrivo al Consiglio europeo. “Oggi tutto deve essere ben coordinato. Le capacità difensive di ciascun Paese europeo dovrebbero diventare parte di un insieme più grande. Come entità unita, l’Europa è davvero in grado di vincere qualsiasi confronto finanziario, economico o militare con la Russia” ha aggiunto.
Tusk: “ReArm è un passo ma non basta, 3% difesa è inevitabile”
“La mia missione oggi è anche spiegare a tutti i nostri colleghi che la decisione su questi 150 miliardi di euro e altre proposte, nella Bei, le iniziative, ecc., ovviamente non è sufficiente, è un passo molto, molto grande. Ma non è abbastanza. La decisione di destinare il 3% del bilancio nazionale alla spesa per la difesa è qualcosa che nessuno può evitare” ha dichiarato il primo ministro polacco, Donald Tusk, all’arrivo al Consiglio europeo. “Ok, forse oggi non sono pronti, ma certamente lo saranno domani. Abbiamo bisogno di un impegno molto forte quando si tratta di finanziare i bilanci nazionali della difesa” ha aggiunto.
Sanchez: “Appoggio totale a Kiev perchè continui a difendersi”
“Sostegno chiaro e totale della Spagna all’Ucraina. Mentre si sta parlando e si sta riflettendo su cosa faremo con una tregua o con un accordo di pace, bisogna sempre ricordare che la guerra continua” ha detto il premier spagnolo, Pedro Sanchez, appena arrivato al Consiglio europeo straordinario. “L’Ucraina deve essere aiutata perchè continui a difendere la sua sovranità e la sua integrità territoriale” ha aggiunto.
Tusk: “L’Europa deve vincere la corsa agli armamenti’
“Non c’è dubbio che la guerra in Ucraina, il nuovo approccio dell’amministrazione statunitense all’Europa e soprattutto la corsa agli armamenti della Russia ci pongono nuove sfide. L’Europa deve vincere questa corsa agli armamenti” ha detto il premier polacco, e presidente di turno del Consiglio Ue, Donald Tusk, arrivando al vertice. “L’Europa nel suo insieme – ha aggiunto Tusk – è in grado di vincere qualsiasi confronto: finanziario, economico e militare con la Russia. Siamo più forti, dovevamo solo iniziare a crederci. E sta accadendo oggi”.
Il programma del Consiglio Ue: apre Metsola, poi pranzo di lavoro, a seguire due sessioni a 27
Il Consiglio europeo straordinario si aprirà con il consueto scambio di vedute con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Seguirà un pranzo di lavoro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e, quindi, due sessioni di lavoro a 27 dedicate a Ucraina e difesa europea. Il termine è previsto in tarda serata. Si tratta del primo appuntamento a 27 a livello di leader dall’avvio dei contatti diretti fra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina.
Urusla von der Leyen: “Momento spartiacque per l’Europa e Kiev”
“Questo è un momento spartiacque per l’Europa e l’Ucraina come parte della nostra famiglia europea. È anche un momento spartiacque per l’Ucraina. L’Europa affronta un pericolo chiaro e presente, e quindi l’Europa deve essere in grado di proteggersi, di difendersi, così come dobbiamo mettere l’Ucraina in una posizione per proteggersi e spingere per una pace duratura e giusta. Vogliamo una pace con la forza, ed è per questo che oggi presento ai leader il piano di riarmo dell’Europa” Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in punto stampa congiunto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.
Costa: “Oggi decisioni concrete sulla difesa, siamo con Kiev”
“Oggi siamo qui per prendere decisioni e dare risultati, per costruire la difesa e la sicurezza europea. E spendere meglio. La sicurezza dell’Europa non è separata dall’Ucraina. Caro Volodymyr, siamo con te dal primo giorno e continueremo” ha detto il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, nel corso del suo punto stampa con Zelensky.
Ursula von der Leyen: “L’Ue deve essere messa nelle condizioni di difendersi, vogliamo la pace attraverso la forza”
“L’Europa deve essere messa nelle condizioni di difendersi e proteggersi e dobbiamo mettere anche l’Ucraina nelle condizioni di difendersi e far pressione per una pace giusta e duratura, una pace attraverso la forza. Per questo presenterò oggi ai leader del Consiglio il piano ReArm Europe, un piano che prevede 800 miliardi di euro per equipaggiamento militare, dà più spazio fiscale ai Paesi per le spese militari e dà la possibilità di acquisti comuni a livello europeo” e “soprattutto è un piano che aiuterà l’Ucraina perché gli Stati potranno investire nell’industria della difesa Ucraina o potranno procurarsi equipaggiamenti militari e darli all’Ucraina. Complessivamente è un grande passo avanti, come necessario in questi tempi straordinari” ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, arrivando al pre-vertice del Ppe.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è giunta all’Europa Building per prendere parte al Consiglio europeo straordinario. Zelensky arrivato al vertice, ricevuto da Costa e von der Leyen
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è arrivato all’Europa Building a Bruxelles dove si tiene il vertice straordinario dell’Ue sull’Ucraina e sulla difesa. È stato ricevuto dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
Costa: “Oggi è un giorno importante per la difesa dell’Unione europea”
“Oggi è un giorno importante per la difesa europea e per l’Ucraina. Lieti di dare il benvenuto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky” scrive su X il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.
Sergei Lavrov (Russia): senza intelligence statunitense l’Ucraina non avrebbe potuto colpirci
La sospensione della cooperazione di intelligence fra Stati Uniti ed Ucraina conferma che senza queste informazioni Kiev non avrebbe potuto colpire obbiettivi in territorio russo: lo ha affermato il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, le cui dichiarazioni sono state riportate dalle agenzie di stampa russe. “Per quanto riguarda la situazione attuale della fornitura di assistenza militare e la pausa annunciata dagli Stati Uniti, anche rispetto alle informazioni di intelligence, conferma ciò che abbiamo sempre detto, che il nostro Presidente ha ripetutamente osservato: senza la partecipazione diretta dell’Occidente, degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Francia, della Germania e di altri Paesi che forniscono dati di intelligence e le tecnologie per utilizzare questi dati per lanciare missili a lungo raggio sul nostro territorio, gli ucraini non sarebbero in grado di farlo”, ha concluso.
La Svezia invia i suoi caccia Gripen in Polonia per operazioni Nato
La Svezia invierà da sei a otto caccia Gripen nelle missioni di sorveglianza della Nato in Polonia: si tratterà del primo dispiegamento dei suoi caccia da quando è entrata a far parte dell’Alleanza atlantica nel 2024, ha annunciato il governo svedese. “Partecipando a questa operazione, stiamo contribuendo alla consegna di aiuti all’Ucraina. I contributi sosterranno anche direttamente la difesa dei nostri stretti alleati in Polonia”, ha affermato il ministro svedese degli Esteri Maria Malmer Stenergard in una conferenza stampa.
Sergei Lavrov (Russia): “Nessun compromesso possibile” sul dispiegamento di contingenti europei in Ucraina
Il capo della diplomazia russa ha respinto giovedì ogni possibilità di accordo con Mosca sul dispiegamento di forze di pace europee in Ucraina per garantire un eventuale cessate il fuoco. “Non vediamo alcun compromesso possibile. Questa discussione è condotta con un obiettivo apertamente ostile” nei confronti di Mosca, ha criticato Sergei Lavrov, riferendosi al dispiegamento dei contingenti europei.
Cremlino: Rubio ha la stessa visione di Putin, è una guerra per procura tra Usa e noi
Il Cremlino ha detto giovedì che l’opinione del Segretario di Stato americano Marco Rubio, secondo cui il conflitto in Ucraina è una guerra per procura tra Stati Uniti e Russia, è in linea con la valutazione dello stesso presidente russo Vladimir Putin. “È stato molto chiaro fin dall’inizio che (il presidente degli Stati Uniti Donald Trump) vede questo conflitto come una guerra per procura tra Stati Uniti e Russia. Donald Trump) vede questo come un conflitto prolungato e in stallo”, ha detto Rubio a Fox News in un’intervista di mercoledì. “E francamente è una guerra per procura tra potenze nucleari – gli Stati Uniti, che aiutano l’Ucraina, e la Russia – e deve finire”. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che Mosca è d’accordo con la valutazione di Rubio e ha osservato che la Russia ha detto molte volte che la guerra è un conflitto tra la Russia e l’Occidente collettivo guidato dagli Stati Uniti. “Possiamo e vogliamo essere d’accordo e lo siamo. Le cose stanno così. Lo abbiamo detto più volte. Abbiamo detto che questo è in realtà un conflitto tra la Russia e l’Occidente collettivo. E il principale Paese dell’Occidente collettivo sono gli Stati Uniti d’America”, ha detto Peskov a proposito delle osservazioni di Rubio. “Quindi è assolutamente in linea con la posizione che il nostro presidente e il nostro ministro degli Esteri hanno ripetutamente espresso. Lo abbiamo detto ripetutamente e sì, siamo d’accordo che è ora di fermare questo conflitto e questa guerra”.
Praga: prematuro il dibattito sull’estensione dell’ombrello nucleare francese ai partner europei
Il dibattito sull’estensione della protezione nucleare francese agli alleati europei è prematuro, ha dichiarato giovedì il primo ministro ceco Petr Fiala, accogliendo con favore la volontà della Francia di offrire il proprio potenziale in tal senso. In un discorso di mercoledì, il presidente francese Emmanuel Macron aveva detto che la Francia era aperta a discutere l’estensione della protezione offerta dal suo arsenale nucleare.
Cremlino, Macron vuole che la guerra continui
Il Cremlino ha denunciato che il discorso pronunciato ieri dal presidente Emmanuel Macron, in cui ha messo in guardia dalla “minaccia russa”, dimostra che la Francia “vuole che la guerra continui”. “Questo da’ la sensazione che la Francia voglia che la guerra continui”, ha affermato il portavoce presidenziale russo Dmitri Peskov durante un briefing con la stampa in cui ha definito il discorso di capo dell’Eliseo come “molto conflittuale” nei confronti della Russia.
Lavrov: parole Macron su nucleare minaccia per la Russia
Le affermazioni del presidente francese Emmanuel Macron sul nucleare pongono una minaccia alla Russia, ha affermato il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, citato dalla Tass.
Francia, Inghilterra e Turchia pronte a schierare a Kiev le forze di “peacekeeping”
Gran Bretagna, Francia e Turchia probabilmente forniranno la maggior parte di un potenziale forza di peacekeeping in Ucraina. Al momento la notizia è solo il frutto di un’indiscrezione della Cnn, che cita dirigenti europei. Ma non sembra affatto campata in aria. A confermare indirettamente il piano potrebbero essere proprio le parole del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, secondo cui l’Europa non può restare un «attore globale» senza la Turchia, che costituisce una parte «indispensabile» per la sicurezza europea. Il «Sultano» ha approfittato di un evento ad Ankara con gli ambasciatori per ribadire che l’adesione della Turchia all’Unione europea, il cui processo è da anni in stallo, resta una questione strategica. «Per essere chiari, stabilire una sicurezza europea in assenza della Turchia è inconcepibile», ha detto il leader turco. «In quanto parte inscindibile dell’Europa, consideriamo il processo di adesione all’Unione Europea come la nostra priorità strategica», ha aggiunto. «Diventa sempre più impossibile per l’Europa, che non include la Turchia come meriterebbe, continuare a essere presente come un attore globale», ha concluso.
Dopo lo scontro alla Casa Bianca tra il leader ucraino Volodymyr Zelensky e il padrone di casa Donald Trump e dopo le dichiarazioni del presidente statunitense e del suo vice JD Vance, che descrivono l’Europa come un continente ostile e puntano al disimpegno militare in Ucraina, di giorno in giorno l’Unione europea avanza sul tema della Difesa. È di martedì l’annuncio della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sul piano ReArm Europe, che prevede di mettere insieme 800 miliardi di euro tra risorse nazionali, liberate dalla deroga al Patto di stabilità, e soldi freschi comunitari, presi a prestito dall’esecutivo Ue sui mercati.
«Viviamo in tempi pericolosi, la nostra sicurezza è minacciata in modo serio», ha messo in guardia von der Leyen che ieri ha anche riferito al Parlamento europeo, durante la Conferenza dei presidenti dei gruppi politici, che il piano Rearm Europe avrà come base giuridica l’articolo 122 del Tfue, il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, per cui non è necessaria l’approvazione del Parlamento europeo. L’articolo in questione prevede una procedura di urgenza, la stessa utilizzata per il fondo Sure, per cui è sufficiente l’approvazione del Consiglio Ue.
Tajani, impossibile sicurezza in Ucraina e Ue senza Usa
BRUXELLES, 06 MAR – “Mi pare assolutamente impossibile pensare di garantire la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa senza un solido rapporto transatlantico e senza la Nato. E’ fondamentale, e l’abbiamo detto fin dal inizio, senza gli Stati Uniti non si può fare. Detto questo, significa anche che noi dobbiamo fare la nostra parte, cioè spendere di più per la nostra sicurezza. Sicurezza non è la guerra, significa anche la sicurezza delle nostre strade, dei nostri concittadini che vivono ogni giorno, magari correndo dei rischi e minacce come il terrorismo”. Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a margine del pre-vertice del Ppe a Bruxelles. (ANSA).
I leader europei spingono per una difesa più forte dopo il congelamento degli aiuti degli Stati Uniti
I leader dell’Unione europea, riuniti giovedì a Bruxelles, sono pronti ad approvare un ambizioso aumento della spesa per la difesa e a riaffermare il loro sostegno all’Ucraina, mentre incombe l’incertezza sugli aiuti militari degli Stati Uniti (via Reuters).
Con le crescenti preoccupazioni sulle intenzioni della Russia e sull’affidabilità della protezione americana, i leader europei sono sotto pressione per assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovrebbe partecipare alle discussioni, ma l’unità potrebbe essere messa alla prova poiché l’Ungheria resiste all’approvazione di una dichiarazione a sostegno di Kiev.
Le proposte sul tavolo includono una massiccia iniziativa europea di finanziamento della difesa, con dibattiti che continuano sugli impegni di aiuto militare all’Ucraina. Mentre molti membri dell’Unione Europea sostengono un impegno finanziario concreto, persistono disaccordi sulla condivisione degli oneri tra le economie più grandi e quelle più piccole.
Nel frattempo, la Francia ha segnalato una potenziale espansione del suo ombrello nucleare ai partner europei, sottolineando la gravità della situazione della sicurezza. Per ora, resta da vedere se i leader europei riusciranno a superare le divisioni e a fornire una risposta unitaria alle crescenti minacce.
L’appello di Zingaretti: “Indispensabile difesa comune europea, ma non si intacchi la spesa sociale”
Pubblichiamo di seguito un editoriale di Nicola Zingaretti, eurodeputato del Partito Democratico
In questi giorni si stanno definendo le caratteristiche del nuovo ordine mondiale e in questo quadro il ruolo dell’Europa. La battaglia politica che stiamo conducendo a Bruxelles è chiara: aprire il cantiere verso un nuovo grande obiettivo, quello della difesa comune europea. Processo indispensabile a rafforzare sicurezza e pace in un mondo nel quale gli equilibri del multilateralismo, certamente precari, si vogliono sostituire con la legge delle nazioni più forti.
Per chiarezza: quello della difesa comune è stato sempre l’obiettivo più difficile. Anche quando le forze democratiche, di sinistra e progressiste, erano in maggioranza o erano al governo in Italia, non si è riusciti a fare sostanziali passi in avanti.
Oggi con la forza dei nazionalismi in tutti i Paesi europei e con la stragrande maggioranza dei governi di destra, battersi per il rafforzamento del federalismo nel campo delle armi è un’impresa titanica, ma la stiamo facendo a testa alta nel nome del federalismo e del manifesto di Ventotene.
Il diritto di veto, mai rivisto malgrado l’allargamento a 27 a paesi che provengono da storie molto diverse, dall’est ai baltici, è un altro macigno sulla strada delle riforme.
Ursula Von Der Leyen, che ha presentato la sua piattaforma, propone anche un’azione comune per finanziare e aumentare il budget della difesa. Vedremo ora nelle scelte reali, la cui principale è il libro bianco che sarà presentato nelle prossime settimane, come indicare con chiarezza una chiara opzione politica verso condizionalità che obblighino a finanziare progetti europei di difesa, per muoverci finalmente verso la difesa comune.
Occorre tenere fermi due principi: gli incrementi di spesa non devono in alcun modo intaccare la spesa sociale e i fondi di coesione dell’Unione e a risorse comuni deve corrispondere un indirizzo verso progetti e programmi di difesa comune e acquisti europei.
Tutti i Paesi membri sono scettici rispetto a questo indirizzo e preferiscono risorse da gestire direttamente anche per alleggerire vincoli di bilancio nazionali.
La posizione dei socialisti e democratici in queste ore ha fatto dei passi in avanti nella direzione giusta, e continueremo a trattare con le altre forze per evitare che si saldi una maggioranza alternativa con l’estrema destra nazionalista e neofascista,
quella sì davvero pericolosa per le democrazie anche perché strategicamente in sintonia con Trump o Putin.
Difesa poi non sono solo armi, è iniziativa diplomatica, protagonismo comune, accordi commerciali con il resto del mondo anche per occupare spazi che solo l’Europa unita può coprire. Qui davvero entrano in scena i governi, ripeto in gran parte di destra.
Il tempo attuale quindi è figlio della pigrizia del passato e degli assetti del presente. Ma occorre insistere perché l’obiettivo strategico del nazionalismo è distruggere l’Europa, eliminarla come progetto e tornare a un mondo con nazioni potenti e grandi sfere di influenza a soddisfare le loro esigenze. Oggi: Usa, Cina e Russia. In poche settimane abbiamo visto cosa Donald Trump con i suoi decreti e la sua linea politica è stato in grado di fare: far saldare questo con i nazionalisti europei sarebbe fatale.
La via dunque è davvero stretta, a dircelo è la storia del dopoguerra, quindi semplificazioni eccessive non aiutano a comprendere la complessità della situazione.
In maniera attiva dobbiamo stare in questo conflitto politico e recuperare passo dopo passo ogni singolo millimetro nella direzione giusta, pena la fine del sogno europeo di Spinelli, che non a caso indicava la difesa europea come uno dei grandi obiettivi strategici.
Governo diviso sul piano europeo per le armi. Lega: “Esercito Ue servirà a punire chi non obbedisce”
Non c’è una linea comune, nel governo Meloni, sul piano di riarmo dell’Unione europea presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen pochi giorni fa. Anche le opposizioni hanno delle posizioni differenti (dallo scetticismo del Pd all’aperta critica del M5s e di Avs, mentre i partiti centristi sono tendenzialmente favorevoli), ma è soprattutto nella maggioranza di governo che i partiti alleati sostengono uno l’opposto dell’altro.
La Lega ha adottato la linea più dura e critica nei confronti del piano. Ieri anche un leghista solitamente ‘moderato’ nei toni come il ministro dell’Economia Giorgetti ha detto che si tratta di un programma “fatto in fretta e furia senza logica“. Matteo Salvini ha attaccato: “Penso che il sistema produttivo e le famiglie tutto si aspettassero fuorché un mega impatto da 800 miliardi di euro, sulla carta, a debito, per riarmare l’Europa”.
La critica specifica è anche all’idea di un esercito comune europeo (che in realtà Von der Leyen non ha avanzato): “Dio non voglia. Se oggi avessimo un esercito comune europeo, Francia e Germania ci avrebbero già portato in guerra contro qualcuno che non vuole essere in guerra contro di noi”. Sottinteso: la Russia di Putin.
Nelle stesse ore, il leader di Forza Italia e altro vicepremier Antonio Tajani affermava il contrario: “L’Europa è nata per costruire la pace, era ed è un grande progetto di pace. La difesa europea era il grande sogno di De Gasperi e di Berlusconi, quindi mi pare che non serva aggiungere altro”.
Eppure sempre dalla Lega il senatore Claudio Borghi ha detto addirittura che l’esercito europeo “serve come arma di coercizione al suo interno, cioè per ridurre alla ragione degli Stati che non fanno quello che gli viene detto di fare. Questa è una follia”. E non ha riservato una critica agli alleati, gli “amici di Forza Italia”, dato che “Berlusconi è uno che ha provato in prima persona la violenza dell’Unione europea quando si tratta di rimuovere qualcuno che non è simpatico”.
Messa così, un punto di incontro tra la posizione di FI e quella del Carroccio non sembra esserci. Anche perché Paolo Barelli, capogruppo forzista alla Camera, ha ribadito l’appoggio all’idea di una difesa più integrata: “Io credo che i 27 Paesi dell’Unione dovranno in prospettiva perdere un pezzetto della propria sovranità per essere un’aggregazione unica. Voglio dire, gli Stati Uniti hanno detto che non proseguiranno nella difesa e nella tutela se non ci saranno i Paesi interessati a fare la loro parte. L’Europa dovrà fare la propria parte”.
È stata l’eurodeputata leghista Susanna Ceccardi a chiarire che la Lega non sarebbe contraria all’aumento della spesa militare: “Siamo favorevolissimi a stringere ancora di più l’alleanza con la Nato, ad avere una capacità militare efficiente. L’esercito europeo chi lo guida? Qual è la politica estera che guiderà l’esercito europeo? Credo che sia una mossa dettata più dalla voglia di controbattere alle mosse degli Stati Uniti e di far vedere che anche l’Europa esiste, piuttosto che da un reale piano”.
Eppure proprio il segretario Salvini si era scagliato contro l’aumento della spesa militare europea, e lo stesso ha fatto il deputato del Carroccio Igor Iezzi: “L’Europa dovrebbe spiegare come mai per altre questioni importanti non si sono mai attivati procedimenti di questo tipo e adesso invece si vogliono spendere 800 miliardi per armarsi. Forse spenderli sulla sanità, o sulle scuole, o sui problemi del lavoro sarebbe meglio”.
È toccato a Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, fare una quadra davanti ai cronisti che lo interrogavano, e sottolineare che il partito è “sicuramente” favorevole al “principio di investire di più sulla difesa”. Perché, ha detto, “se uno vuole che prevalga la forza del diritto sul diritto del più forte è necessario, non per essere bellicisti, ma per evitare le guerre, che l’Italia sia il più forte possibile dal punto di vista della difesa e rispetti anche gli impegni presi con i partner e con gli alleati”.
E allora l’opposizione della Lega? Donzelli ha replicato: “Non siamo mai stati persone che scelgono in base ai sondaggi o ai like sui social, noi e Giorgia Meloni scelgono pensando a quello che serve all’Italia per oggi e per il futuro”. Con Salvini e il Carroccio “siamo perfettamente compatibili e allineati in Parlamento in ogni votazione sulla politica estera“. Come a dire che, alla fine, gli alleati si allineeranno. D’altra parte, da tempo la Lega contesta a parole anche l’invio di armamenti all’Ucraina, ma quando si è trattato di votare in Parlamento l’ha sempre appoggiato.
I partiti divisi sulle armi
Si spacca la maggioranza. Si dividono le opposizioni. E tutti vanno in piazza ma la piazza di Calenda sta con Kiev, quelle di Salvini e Conte sono contro l’Europa, la piazza di Schlein è amletica. L’arrivo di Trump ha rimescolato le carte come non si vedeva da decenni e tutte le strategie vengono ridisegnate. Von der Leyen picchia il pugno sul tavolo, Macron si mette l’elmetto e Meloni cerca un passaggio a Occidente. Non è facile con Trump che strappa di continuo e tratta Zelensky come fosse a The apprentice. Meloni vuole tenere insieme Bruxelles e Washington ma è un esercizio di equilibrismo sempre più complicato. L’Italia prende tempo e dice no all’invio di soldati a Kiev.
Però a non vuole abbandonare al suo destino l’Ucraina come invece sembrano voler fare i 5 Stelle e la Lega. Pezzi di maggioranza e di opposizione vogliono una sola cosa: la pace. La pace subito. La fine della carneficina, certo intollerabile per tutti, ma non solo. Interpretano la stanchezza di parte dell’opinione pubblica alle prese con il caro bollette e desiderosa di voltare pagina. L’Europa non può dissanguarsi per Kiev, meglio protestare contro Bruxelles e pure per la pace fiscale. Forza Italia e pezzi del Pd fanno notare che nessuno vuole la guerra, ma la tregua non può essere una resa alla brutalità del più forte. Così il conflitto diventa anche guerra delle parole. Vocaboli che disegnano traiettorie. Così Antonio Tajani spiega che quello di von der Leyen «non è un piano di riarmo ma di sicurezza». Schlein capovolge e Conte spariglia, denunciando la «furia bellicista» di Bruxelles. Tutti in piazza, ciascuno nella sua. E le faglie, come per i terremoti, attraversano perfino i partiti. Nel Pd Gentiloni e la minoranza riformista stanno con Bruxelles e mettono a tema il loro disagio. Ma gli eventi incalzano e certi margini di ambiguità dovranno prima o poi essere sciolti nella trasparenza delle scelte. La situazione è complessa, ma alcune decisioni saranno prese. Certo, chi finora criticava i balbettii e le incertezze dell’Europa ora è preso in contropiede dalla volontà della Ue di rincorrere il tempo perduto. Ma non sappiamo se sia un cambio di paradigma o un fuoco di paglia.
Fdi cuce gli strappi e chiede realismo
Le tessere del mosaico saltano, lei prova a rimetterle insieme. Tutti contro tutti, lei cerca di afferrare Trump che però di questi tempi procede a gomitate e non accetta consigli. Giorgia Meloni dice no all’invio di truppe in Ucraina, un’impresa che giudica velleitaria, e predica realismo: l’esercito europeo per non giocare una parte lillipuziana dovrebbe diventare una gamba della Nato. O qualcosa del genere. Il ministro dell’Economia,il leghista Giancarlo Giorgetti, giudica «frettoloso e privo di logica» il piano europeo. Freno e acceleratore, più freno che acceleratore, ma senza mandare per aria le alleanze. Il mondo va di fretta, a sinistra torna la seduzione pacifista. A destra si fa strada la Lega di lotta più che di governo, lei telefona a Trump ma incassa un doppio no: no all’ombrello della Nato per l’Ucraina, almeno sul versante del fondamentale articolo 5, e no al vertice USA Europa. Meloni cuce e rammenda, gli altri strappano.
Azzurri con Ursula. «Serve sicurezza»
«Non è un piano di riarmo, ma un piano di sicurezza», spiega Antonio Tajani. Nella guerra semantica che si combatte accanto a quella sul campo insanguinato dell’Ucraina, il vicepremier si allinea alle posizioni di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea che vuole mettere sul piatto 800 miliardi per «un’Europa sicura e resiliente». Il coordinatore di Forza Italia Tajani la pensa allo stesso modo e d’altra parte sulla stessa linea si muove la nuova stella del firmamento tedesco, il popolare Friedrich Merz, vincitore delle elezioni politiche, che sta spingendo con una velocità sconosciuta a Berlino perché il Governo in carica fino al 25 marzo finanzi un maxi piano a debito. Un bazooka da 800 miliardi: in gioco l’idea di rendersi indipendenti nell’arco di dieci anni dagli USA che smobilitano, dando la sensazione di abbandonare l’Ucraina ma anche l’Europa.
Salvini incalza e predica pace
Ognuno ha la sua piazza. Anche la Lega che parte con mille gazebo in ogni ai volo del Paese domani (sabato 8) e domenica 9 marzo, mettendo insieme cartelle e carrarmati. «Pace in Ucraina, finalmente – fui a in un video Matteo Salvini – e pace fiscale in Italia. La Lega chiede la fine della guerra nel momento in cui Macron e von der Leyen parlano di invio di truppe e di maggiori spese militari di un esercito europeo». La Lega, o meglio il suo leader, dice no e ancora no e si muove come una spina nel fianco della coalizione che cerca un difficile equilibrio fra spinte e controspinte. Basta con le armi, dunque, avanti con la rottamazione di milioni di cartelle esattoriali. E pazienza se tutto questo preoccupa la premier, innervosita dalla guerriglia interna.
E il presidente dei senatori del Carroccio, Massimiliano Romeo, si dice convinto che Meloni «terrà conto» delle varie posizioni e sensibilità nel governo e nel centrodestra.
Il «né…né» di Elly spacca i dem
Elly punta il dito contro l’Europa che vuole riarmarsi, non si distingue quasi da Avs ma la minoranza interna riformista sbuffa: «Non è l’Europa che ha cominciato questo conflitto». Schlein si smarca da Meloni, sceglie la piazza di Michele Serra, apparecchiata per il 15 marzo in un tripudio di bandiere Ue, trova e non trova un punto di accordo con lo sgusciante Conte. Né con Putin e neppure con Zelensky, certo non con Trump e neppure con von der Leyen e, insomma, alla fine con chi? Paolo Gentiloni sta con l’Europa, sulla stessa latitudine dei leader della sinistra europea, e mette il dito nella piaga: «È chiaro che il Piano Rearm può essere migliorato.
Però nelle ore difficili che stiamo attraversando è un primo passo nella direzione giusta».
Dario Franceschini e Andrea Orlando coprono la segretaria, lei rilancia: «Alla Ue serve la difesa comune, non il riarmo nazionale. Due cose molto diverse».
Che vuol dire? Distinguo. Precisazioni e piazze divise. Mai con gli altri, anche se sono con te all’opposizione.
Conte cavalca l’onda pacifista
Giuseppe Conte il pacifista.
Contro la guerra e contro l’Europa che secondo lui va alla guerra. Il Pd sì divide, lui ironizza: «Si mettessero d’accordo». Poi ricorda la sua filosofia: «Il Movimento 5 Stelle è sempre stato contrario a investire soldi nelle armi». La von Der Leyen mette sul piatto 800 miliardi, lui replica gelido: «Siamo fortemente in dissenso». «Il blu dell’Europa si tinge di verde militare, è una furia bellicista che contrasteremo in ogni modo. Di quegli 800 miliardi trenta sono per l’Italia. Trenta miliardi sottratti alle famiglie e alle imprese».
Duro. Senza se e senza ma. Come Bonelli e Fratoianni di Avs che ripetono sempre e solo lo stesso mantra di una parola: no. L’importante per Conte è non accodarsi a nessuno. La Lega, che ha la stessa postura antibellicista, programma la piazza come fosse all’opposizione per l’8 marzo, il Pd si prepara per il 15, lui sul calendario segna il 5 aprile. Perché non il 15 marzo? «Perché diciamo no all’Europa del riarmo». Meglio soli che con Schlein sul palco.
Calenda con Kiev Renzi anti-Ursula
Carlo Calenda è il primo a manifestare domenica scorsa: «Siamo qui per dire che gli ucraini non sono soli e perché ci siamo stancati di vedere l’Europa divisa che parla lingue diverse». L’opposizione si divide, ma lui si rivolge ala maggioranza: «Da questa piazza arriva al governo una richiesta di essere netto. Siamo europei e non siamo con un piede da un lato e un piede dall’altro». Tutti con Kiev. Anche Matteo Renzi che però già che c’è butta giù Ursula von der Leyen: «Se c’è una persona che non è in grado di fare piani strategici in Europa è Ursula von der Leyen perché il Green Deal che ha fatto è stato un disastro». I soldi che scandalizzano i leader dell’opposizione non sono invece un problema per il fondatore di Italia viva: «Si spendono già tanti miliardi in Italia, Francia, Germania. Dobbiamo mettere insieme i soldi che già si spendono per la difesa». Addirittura Renzi sogna l’esercito europeo, però come prima mossa vorrebbe la testa del «generale» che guida la Ue.